Irrompe la volatilità nei mercati crypto?
Settimana che nelle premesse doveva determinare movimenti esplosivi considerando l’importanza delle notizie. Nella realtà nella giornata di giovedì bitcoin, dopo le notizie circa l’inflazione Usa (dato che ad agosto era stato dell’8,3%, ci si attendeva una discesa almeno fino all’8,1%, ed invece la discesa si è fermata all’8,2%) ha avuto una candela con range del 7,8% con minimi a €19.000 e massimi in zona €20.400; idem per Ethereum la cui candela di giovedì ha avuto il medesimi scostamento percentuale e minimi a €1.240 e massimi a €1.336. La conformazione grafica vede le Bande di Bollinger sempre più strette, prodromo evidente di futura volatilità.
Giovedì le news provenienti dagli Usa circa l’inflazione hanno rilasciato un dato leggermente peggiore delle aspettative per cui, la reazione ipotizzabile sarà la continuazione dell’ascesa dei tassi. In questo senso prendono forza i falchi che prevalgono nella volontà di portare i tassi al 4.5% entro fine anno. Apprezzabili poi i commenti dei banchieri centrali secondo cui è benvenuta la forza del dollaro, perché ridurrebbe l’inflazione.
Discorso speculare per l’Europa che invece produce maggiore inflazione, in quanto importata e quindi risulterebbe impellente la necessità di rialzo dei tassi in un momento in cui, oltre all’inflazione impazzita, bisogna far fronte ad una recessione che si presenta sempre più evidente in Europa.
Comunque la forza del dollaro proseguirà per lo meno fino a dicembre e bisogna attendere qualche dato da cui si percepisce una discesa inflattiva per ipotizzare uno scenario differente.
Tornando al settore digitale, interessanti le dichiarazioni della Fed che non sente il bisogno della CDBC, definito “Bitcoin di Stato”. Secondo il governatore Christiphoer Waller, gli Stati Uniti non avrebbero bisogno di un dollaro digitale, in quanto il dollaro manifesta una superiorità, che deriva dall’ampia offerta e dalla liquidità del mercato dei bond USA e la stabilità di lungo periodo del sistema politico ed economico degli USA. E poi ci sarebbero degli sforzi importanti a livello internazionale per migliorare i pagamenti trans-nazionali e i miglioramenti ottenuti non arrivano dalle CBDC, ma dai metodi di pagamento esistenti.
Spostandoci in Europa, in Portogallo sembra venire meno l’idea che Lisbona possa diventare un luogo fertile per la libertà finanziaria – con condizioni fiscali estremamente convenienti. Sembra che il Governo Portoghese voglia introdurre pesanti imposte sui guadagni sul trading di criptovalute di breve periodo. Si parla addirittura di tassare le plusvalenze del 28%, ma tutto risulta ancora da definire.
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